Il bosso di questa lavorazione è entrato a far parte della mia collezione nel 2009, acquistato da un amico dopo qualche anno dal suo espianto.
Come sempre, aspetto almeno un anno prima di iniziare qualunque lavorazione. Un tempo necessario a mio avviso a conoscere non solo lo stato reale della pianta ma anche a coltivarla in funzione delle lavorazioni successive.
Ad aprile 2011 organizzai presso il mio laboratorio il “Buxus day”: una giornata in cui invitai i miei amici bonsaisti per lavorare su 8 esemplari di bosso che facevano parte della mia collezione.
La pianta di questo articolo si presentava così:
Un particolare del suo “muscoloso” nebari.
Le lavorazioni furono solo pretesto per passare del tempo insieme agli amici e il lavoro svolto fu essenzialmente quello di pulizia e selezione della ramificazione.
In questa fase si decise subito di muovere e abbassare i rami prima che i diametri degli stessi rendessero impossibile questa operazione. Il legno del bosso è molto duro e ostico alle grosse pieghe. I rami vanno posizionati prima che diventino troppo rigidi. A parità di diametro con altre essenze, la modificabilità dei rami del bosso è notevolmente inferiore.
Dal giorno dell’espianto la pianta non era mai stata rinvasata. Il terreno, a base di argilla, cominciava a non drenare più.
A marzo 2013 procedo al rinvaso.
Con l’aiuto di un paranco, utile in queste situazioni, sollevo il bosso, sfilandolo delicatamente dal vaso.
Con un bastoncino di legno viene asportata tutta l’argilla liberando completamente il pane dal vecchio terreno. Dopo aver accorciato le radici legnose più lunghe e ridotto il pane radicale, il bosso viene calato nel nuovo vaso (circa la metà del precedente).
La miscela usata è quasi completamente composta da pomice di media e grande granulomentria.
Ad ottobre 2014 il bosso si presentava così:
Nel vaso fanno bella mostra di sé una grossa porzione di legno secco sulla sinistra e un nebari composto da molte vecchie radici ormai morte.
Per quanto riguarda il primo, ritengo che la sua dimensione sia eccessiva e in definitiva troppo pesante. La domanda più’ importante è “questo pezzo di legno rende più preziosa la composizione”?….è evidente la risposta negativa! La sua rimozione rende più armonico e interessante tutta la pianta.
….lo stesso dicasi per le radici!!
Non resta che imbracciare la motosega e togliere il legno in eccesso!
La bontà della decisione è risultata subito evidente.
Tuttavia si è presentata una situazione inaspettata. Dal taglio ho potuto constatare la consistenza spugnosa dell’interno del tronco. Una grossa porzione di legno stava marcendo e la compattezza del legno del bosso veniva sostituita da un legno che si sbriciolava con facilità. Non è la prima volta che mi accade, soprattuto con questa essenza. Il legno più duro e compatto resta all’esterno mentre l’interno del legno va via via verso uno stato di putrefazione.
L’unica soluzione è la sua rimozione attraverso frese o scalpelli. Il risanamento deve essere totale eliminando tutte le fibre spugnose e lasciando solo il legno compatto.
Ne approfitto anche per la creazione di alcuni shari e una sfoltita alla vegetazione.
Ad aprile del 2015, grazie a una dimostrazione, colgo l’occasione per lavorare la pianta.
Già dopo qualche mese il filo ha già segnato ed è necessario toglierlo!
Nel 2016 procedo ad un nuovo rinvaso che ha l’obbiettivo di posizionare i tronchi nella giusta angolazione. Sarà sufficiente alzare il pane, ripulirlo e far ruotare verso il davanti tutta la pianta. Nel fare questo una parte del vecchio pane resta sollevato e per ovviare a questo problema inserisco una rete che contenga il terriccio in più, necessario a coprire le radici.
A settembre 2017 è arrivato il momento per la terza filatura.
Fronte / Retro
Lato destro / Lato sinistro
Particolare del tronco grande:
I movimenti dei rami principali sono già acquisiti, per cui tutta la lavorazione si esegue con filo di alluminio fine. Con il diametro di mm.1,5 realizzo quasi tutta la filatura. Per i rami di grosso spessore preferisco evitare il filo grosso e faccio largo uso di tiranti ancorati a viti inserite nel tronco.
Inutile dare movimento e torsioni eccessive alla ramificazione. la natura rigida del legno non lo permette.
Il risultato finale:
Fronte
Retro
Lato destro / Lato sinistro
Particolari del tronco e della ramificazione:
…..e se un domani lasciassi un solo tronco??
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