Il cipresso è sicuramente l’essenza che più amo. Con la sua vegetazione carnosa, la corteccia rugosa dai toni grigi e neri, la capacità dei rami di crescere e lignificare velocemente e l’inconfondibile profumo, rendono questa pianta una delle più interessanti per la realizzazione dei nostri bonsai.
L’acquisto del cipresso risale al 2024. Non avendolo raccolto personalmente, non ho notizie relativamente al primo rinvaso o la quantità e disposizione delle radici.
Pur essendo il tronco molto dritto, la presenza di piccoli movimenti e di numerosi elementi di legno secco, rendevano il tronco molto interessante. La corteccia poi mostrava lievi curve facendo intuire le zone di maggiore scorrimento linfatico.
È incredibile la quantità di particolari che ci sono (Jin, piccoli shari naturali, vecchie ferite, corteccia) valorizzandone l’aspetto malgrado l’assenza di movimento.
Il tronco sale verso l’alto per poi ridiscendere grazie a un ramo di buone dimensioni. Ovviamente tale portamento suggeriva la realizzazione di un bonsai nello stile a cascata o al limite in quello a semicascata.
I presupposti per un buon lavoro ci sono tutti, la salute della pianta è ottima, quindi decido di acquistare la pianta dal caro amico Paolo.
Per circa un anno mi limito solo a una coltivazione che consolidi la vigoria dell’albero.
Il XXIII° Trofeo Arcobonsai 2025 tra Istruttori Bonsai è l’occasione scelta per la lavorazione di questo cipresso.
La prima fase da affrontare a casa è lo studio e la preparazione della pianta.
Si inizia mettendo in evidenza gli elementi di secco già presenti. Dobbiamo infatti controllare che non ci siano zone morte ancora nascoste. Partendo da un jin o shari già esistente, ci spostiamo di lato, fermandoci solo quando troviamo il legno vivo.
In vista della lavorazione di Arco, non procedo a ulteriori lavori preparatori, lasciando tutte le altre operazioni in occasione della realizzazione del bonsai
Quello che però è necessario fare è progettare il bonsai con la massima precisione possibile.
La prima scelta da fare è il fronte: da un lato il tronco risulta più dritto e piatto, con un grosso shari sulla parte superiore del tronco. Inoltre Il numero e la posizione dei rami risulta praticamente perfetto. Da questo fronte la realizzazione risulterebbe più semplice dato che non ci sono movimenti strutturali da fare ma ci possiamo limitare a modellare i rami più fini, contando sul buon posizionamento dei rami primari e secondari
L’altro fronte invece ha un tronco molto più interessante con meno legno secco ma più movimenti, migliore corteccia e tanti piccoli dettagli. La disposizione dei rami però non è ottimale e deve essere variata in modo sostanziale. in particolare il primo ramo che si trova tutto sul retro e dovrà essere spostato sul davanti. Non è difficile, ma dobbiamo cambiare posizione a tutto!
Dopo un’attenta valutazione, scegliamo il secondo fronte. In un bonsai, il tronco infatti è il primo elemento che osserviamo e ho preferito costruire la pianta dal lato dove questo risulta migliore. Anche se nel breve periodo la chioma potrebbe non essere adeguata, (dato i movimenti da fare), la scelta del lato con il tronco migliore mi permette di valorizzare al meglio questo cipresso.
Il compromesso è sempre presente quanto facciamo le nostre scelte. In questo caso ho preferito scegliere un lato più interessate pur dovendo lavorare più decisamente sulla chioma.
Come fronte mi concedo un po’ di elasticità, lasciando la sua precisa definizione solo dopo il posizionamento del grosso primo ramo. Non è mia intenzione invece cambiare l’inclinazione della pianta.
Un elemento che non sono riuscito a definire perfettamente è il nebari. Una parte di tronco è nascosta da una fitta presenza di capillari che non è mia intenzione rimuovere in questo momento. Tuttavia un paio di radici legnose mi fanno ben sperare. Al prossimo rinvaso scioglierò definitivamente i dubbi.
Ed eccoci a sabato 26 aprile 2025, giorno della lavorazione.
Arcobonsai è una manifestazione bellissima, che ci da l’occasione di rivedere tanti amici e anche la possibilità di lavorare vicino a loro.
Ad accompagnarmi in questa lavorazione sarà Gimmi, ormai un veterano delle mie dimostrazioni ma soprattutto un amico e allievo fidato.
Quando si lavora in due, l’organizzazione è ancora più importante. Oltre alla qualità e quantità di lavoro bisogna fare attenzione a non ostacolarsi a vicenda.
Decido quindi di cominciare a preparare il primo ramo alla piega, mentre Gimmi si dedica alla riduzione del grosso gin a destra e alla definizione dello shari nella parte superiore del tronco. Il lavoro è anche un compromesso tra il tempo impiegato e il risultato. In queste occasioni dobbiamo essere veloci e efficaci. La lavorazione del secco avviene quindi con attrezzi come la fessuratrice e la pinza, capaci entrambi di ridurre porzioni importanti di legno in modo rapido e idoneo. Le rifiniture troveranno posto in futuro o nella calma del mio laboratorio.
Il mio lavoro invece è la protezione del primo ramo per la piega. Dovendolo portare in avanti, piegandolo fin dall’attaccatura, decido di proteggerlo con un nastro di iuta. Molti sono i materiali che si possono usare per proteggere i rami: rafia, iuta, camera d’aria, nastri in cotone o qualunque cosa possa proteggere il legno durante lo spostamento. Per evitare di danneggiare la corteccia e per velocizzare l’operazione, scegli il nastro di iuta. Nell’applicarlo è necessario fare attenzione alla direzione di avvolgimento che dovrà essere la stessa della torsione del ramo. Nell’applicare il nastro di iuta cerco di tirarlo il più possibile e lo sovrappongo al passaggio precedente di circa la metà. Alla fine lo fisso con un paio di giri di nastro isolante.
Per usando uno o più fili di grandi dimensioni, questi non saranno sufficiente a fissare la piega. Dovrò quindi ricorrere all’uso di un tirante.
Qui nasce un problema. Dovendo tirare in avanti il primo ramo, non posso ancorare il tirante in alto su uno dei jin esistenti, altrimenti solleverei il ramo. Il punto deve essere in basso e l’unica soluzione è il fissaggio di una barretta metallica abbastanza rigida. La barra viene ancorata sul retro della pianta in modo da passare più inosservata possibile.
Non resta che filare il primo ramo e procedere alla piega. Gimmi nel frattempo ha completato il lavoro sul legno e fissato la barra. Tempismo perfetto!
Nel bonsai, il ruolo del primo ramo è fondamentale, soprattutto in questo caso. Dove il primo ramo rappresenta di fatto la parte discendente del tronco.
Il suo posizionamento quindi diventa cruciale per dare il movimento e la dinamica a tutta la composizione. I rami (o i tronchi in cascata) scendono verso il basso anche con una forte verticalità, ma poi cominciano a ridurre la loro inclinazione fino a posizionarsi in orizzontale. Questo movimento tendenzialmente “concavo” è dal mio punto di vista fondamentale per rendere credibile il movimento di un ramo.
È con questa idea che ho posizionato il ramo protetto. Nel farlo ho spinto il ramo in avanti aiutandomi con la torsione. Una volta fissato il tirante alla barra, il ramo era nella posizione che desideravo. Sinceramente, anche meglio del previsto.
Da lì in poi il lavoro è stato quello della filatura dei rami, potandoli e pulendoli man mano che la legatura andava avanti.
Per la potatura si debbono eliminare ovviamente i rami che non fanno parte del progetto (pochi a dire il vero) ma anche quelli che ostacolerebbero le adeguate spaziature tra i rami, rendendo leggibile la struttura dell’albero.
La pulizia della vegetazione invece prevede l’eliminazione della vegetazione debole o ascellare. La prima perché priva della vigoria necessaria, la seconda per rendere possibile una legatura ordinata. Nel cipresso, e nelle cupressacee in genere, in particolare si elimina anche la vegetazione che cresce verso il basso per avere profili inferiori dei palchi ben definiti. Tuttavia questa vegetazione può essere eliminata anche in fase di modellatura.
La filatura avviene con il filo di rame, anche se ultimamente lavoro spesso con il filo di alluminio soprattutto per i diametri più grandi, più facili da gestire nel posizionamento.
Quando si fila la pianta dobbiamo fare attenzione all’uso di diametri efficaci in grado di piegare il ramo in questione. L’uso di fili troppo fini spesso non rende adeguato il posizionamento dei rami. Con un piccolo e semplice spostamento fin dall’attaccatura di un ramo, assistiamo a un grande spostamento sulla punta dello stesso. Se invece il filo è troppo fine andremo a piegare solo la parte finale del ramo per ottenere il posizionamento del verde, creando a mio parere un movimento meno naturale. Infatti i movimenti di un ramo possono essere solo sulle parti più vecchie e legnose e non sulle parti terminali dei rami che, essendo più giovani non possono che andare dritti e verso l’alto.
Una volta legata tutta la parte bassa, mentre Gimmi continua con la legatura, decido di iniziare la modellatura partendo ovviamente dal primo ramo.
È quindi arrivato anche il momento di definire in modo definitivo il fronte di lavorazione. Scelgo in primo luogo un punto che mi permetta di avere un angolo molto stretto del tronco in cascata. La proiezione del primo ramo verso l’osservatore e la visibilità dei numerosi particolare del tronco (Jin, shari, movimenti e corteccia) sono gli altri elementi che valuto nella delicata scelta del fronte.
La decisione di non variare l’inclinazione del vaso è confermata.
Il primo ramo è la base dell’estetica di un bonsai, in quanto ne definisce la direzione e la dinamica. Vorrei evitare soprattutto la creazione di un primo ramo grande e lineare senza spaziature. La mia attenzione quindi va soprattutto nel corretto posizionamento di ogni palco facendo attenzione a creare spaziature adeguate alla lettura del ramo e alle asimmetrie dello stesso.
Man mano che salgo verso l’altro, i rami vengono posizionati seguendo questa logica: spazi e asimmetrie. Significa sostanzialmente non ripetersi mai: se si osservano gli spazi tra i palchi non sono mai gli stessi: alcuni sono lunghi e sottili, altri grandi e brevi. I palchi poi non sono mai uguali tra loro e non sono mai sulla stessa linea.
Ovviamente nel posizionare i rami dovrò fare attenzione a non coprire i particolari della pianta che invece vanno evidenziati “incorniciandoli” tra la vegetazione.
La parte più ostica della modellatura è sempre la chiusura dell’apice.
L’errore che si commette più frequentemente è abbassare i rami anche nella parte alta della pianta, così da trovarsi con un solo ciuffo per chiudere tutto.
La realtà è che non possiamo dare ai rami in apice le stesse angolazioni di quelli in basso. Man mano che si sale verso l’alto, dobbiamo infatti progressivamente ridurre l’angolazione dei rami fino a farli salire. Solo cosi avremo sufficiente ramificazione per chiudere gli apici.
D’altronde i rami quando nascono, lo fanno andando in alto, abbassandosi via via con il peso della vegetazione e del legno….e in apice i rami sono i più giovani di tutta la pianta
La vegetazione dei palchi è risultata sufficiente a chiudere la pianta e a dare volume ai palchi. La pulizia dei profili inferiori poi, permette la realizzazione di palchi definiti e spaziature precise.
La legatura dei rami lasciando la parte finale spesso libera, permette poi di dare morbidezza e naturalezza ai rami.
Alla fine della lavorazione sono soddisfattissimo. Il cipresso è venuto esattamente come lo avevo immaginato…forse anche meglio!
Rispetto al progetto ho “stretto” un po’ più l’apice ma per il resto è molto fedele a quello che avevo in testa.
Osservandolo anche a mente fresca, non ho ritenuto dover apportare modifiche al lavoro eseguito nella dimostrazione
Il cipresso alla fine si presenta compatto e con una chioma proporzionata, morbida, asimmetrica ma soprattutto leggibile in ogni sua componente.
I rami sono disposti in modo da ricevere aria e luce, senza ”impallarsi” l’un l’altro. Quando poi guardando una chioma riesco a vedere o percepire ogni singolo ramo, riesco anche a capirne la struttura. Sono queste le chiome che preferisco.
Il risultato finale
Fronte
Retro
Lato sinistro
Lato destro
Particolari della chioma
Questa lavorazione è stata infine giudicata la vincitrice del prestigioso trofeo Arcobonsai tra Istruttori.
Un grazie a Gimmi per il suo prezioso e impeccabile aiuto.
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