Questo cipresso è entrato a far parte della mia collezione ad inizio 2014. Fu la corteccia nera e spessa, tipica del cipresso toscano, ad attirare la mia attenzione.
Inutile dire che tali elementi di vecchiaia sono fondamentali. Se ci immaginassimo la stessa pianta senza tale corteccia sarebbe subito evidente il minor potere evocativo che l’albero potrebbe trasmettere. Ecco che, a parità di forma, quando abbiamo elementi così evidenti di vecchiaia siamo davanti a una pianta con un potenziale decisamente superiore.
Purtroppo il cipresso aveva anche due importanti elementi negativi: la vegetazione molto lontana e un nebari costituito da una cilindrica e grossa radice. Bisognava trovare una soluzione a questi problemi. Tutto a suo tempo! Una cosa alla volta!
Ecco la pianta come si presentava nel 2014
Da lì a qualche mese decisi di affrontare subito il primo problema: la vegetazione lontana. Non amo molto le piante con i tronchi annodati pur di avvicinare la vegetazione al tronco e normalmente non sono una mia caratteristica di lavoro, ma in questo caso decisi di fare una piega stretta verso il basso per avvicinare al tronco la ramificazione. Da qui avrei ovviamente ricreato una nuova chioma.
La piega fu fatta ad aprile 2014. Normalmente considero questo periodo il migliore per intervenire sui cipressi. Ormai scongiurate le gelate tardive, il cipresso reagisce benissimo alle manipolazioni anche vigorose.
Non poto la pianta prima della piega perché desidero avere il maggior tiraggio possibile in modo da superare la lavorazione senza problemi.
Applico rafia e camera d’aria per protezione, dopodiché comincio ad abbassare il ramo aiutandomi con la sua rotazione. Giunto alla posizione desiderata la blocco con l’ausilio di un tirante.
Purtroppo non ho foto della piega ma solo del risultato ottenuto dopo un anno circa (marzo 2015)
La piega è stata liberata dalle protezioni e solo un tirante assicura il bloccaggio della posizione. Nel frattempo la pianta ha vegetato liberamente e vigorosamente a conferma del completo superamento della torsione.
Particolare della piega. con il tempo e la nuova corteccia nasconderà la attuale artificiosità e giovinezza del movimento.
Visto di lato appare in tutta la sua evidenza il secondo problema da risolvere: la radice frontale!
Data la forte vigoria, decido di procedere al rinvaso dove gran parte della terra di raccolta viene eliminata e sostituita da un terriccio quasi esclusivamente composto da pomice di granulometria medio/grande.
A marzo 2016 il cipresso viene potato e alleggerito. La potatura volge soprattutto alla sostituzione degli apici di ogni ramo in modo da arretrare la vegetazione e conferire conicità alla ramificazione .
Inoltre, con una lama piatta, comincio a pulire la radice cilindrica, scoprendo un ritiro di linfa. Per il momento è solo accennato ma potrebbe essere un inizio. Metto in evidenza le parti già secche e mi fermo qui.
Aprile 2017
Il cipresso continua a vegetare e a fare ramificazione. lo shari lungo la radice frontale viene definito ancora.
Settembre 2017
Inclino verso l’alto il cipresso e apro la vegetazione primaria creandone i movimenti e le aperture. Non mi curo di raffinare la parte finale; non è questo il momento. L’obiettivo di questa lavorazione è quello di dare posizione ai soli rami primari e aprire la ramificazione. Non serve fare altro!
Ripeto spesso questo concetto: inutile operare adesso una filatura che rifinisca una chioma in modo perfetto. Non ha senso farlo perché sarebbe uno stress inutile, come inutile è una rifinitura di una pianta coltivata in un vaso di coltivazione con un terreno inadeguato alla rifinitura! 😉
Maggio 2018
La pianta ha risposto benissimo alla potatura e modellatura. un bel verde brillante e rami lunghi e vigorosi!
Lo shari sulla radice frontale si allarga e mette in evidenza un esteso ritiro di linfa. Rimane solo una piccola vena sotto ma di secondaria importanza.
Mi faccio coraggio e da li’ a pochi giorni elimino tutta la radice. Problema risolto!
A primavera 2019 procedo al secondo rinvaso. Forte dell’eliminazione della grande radice, il trasferimento in un vaso di dimensioni adeguate è sicuramente più facile. Si cambia tipologia di terriccio passando a uno di granulomentria più fine e composto non solo da pomice ma anche da akadama, kiryu e una piccola percentuale di carbone.
Ecco il cipresso a settembre 2019.
Ormai superato il rinvaso, comincio a preparare la chioma per la prossima modellatura. A tal proposito accorcio la ramificazione facendo ancora sostituzioni di apice. Se farò la potatura ai primi di settembre, il cipresso avrà modo di vegetare ancora per un paio di mesi dando vita a nuovi rametti che utilizzerò nella prossima modellatura.
La radice tagliata si nota ancora. Appena possibile dovremo ridurla e rifinirla.
Aprile 2020
Ecco finalmente giunto il momento della modellatura che darà l’aspetto finale a questo cipresso.
Le potature autunnali hanno avuto il vantaggio di preparare la pianta per la messa in forma. Il fatto di non dover tagliare ulteriormente mi permette di lavorare con le punte del cipresso ben vigorose e cariche per ripartire. La ripresa vegetativa sarà quindi più veloce rispetto al caso in cui avrei dovuto accorciare tutti i rami.
Prima della filatura e modellatura, procedo a ingrandire e rifinire lo shari alla base.
Ecco il risultato finale
Mi piace questo cipresso. Mi è sembrato logico fin da subito far spingere la pianta verso sinistra mettendo in evidenza la naturale spinta verso tale direzione. E’ molto interessante come il ramo primario che scende verso il basso e verso destra in realtà non ne frena la spinta ma, anzi, la trattiene per un attimo per poi “sparare” la chioma con forza verso sinistra, aumentando in questo modo il senso dinamico della composizione.
Il particolare dell’apice. Si noti anche l’inizio della crescita della corteccia sulla piega primaria. Ci vorrà ancora un pò di tempo ma non tarderà a formarsi.
Particolare dello shari alla base
Il primo ramo
La chioma
…ed infine due video su alcuni momenti della lavorazione
video n.1 sulla lavorazione del legno e filatura
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