Normalmente realizzo i miei bonsai partendo da piante grezze in modo da dargli, fin dall’inizio, l’impronta e l’interpretazione che preferisco. Mi piace l’idea di concepire e realizzare un bonsai partendo da zero. In questo caso invece ho pensato di fare un’eccezione e di farmi un regalo!
Nel 2012 l’azienda Franchi, dove lavoro, ha importato questo ginepro. Non si tratta di una varietà “nobile” o più famosa come l’itoigawa o il kishu. A differenza di queste, la vegetazione di questo ginepro, di cui non conosco la varietà, risulta di un colore più chiaro mentre la spiga è decisamente più grande e disordinata
.
Una cosa sarà certa: sarà più difficile creare una chioma densa e vaporosa come quella di varietà più pregiate. Malgrado questo, i movimenti del tronco e il gioco tra legna secca e vene vive hanno attratto la mia attenzione fin da subito. Fu per questo motivo che decisi da acquistare l’esemplare.
Ad aprile del 2012 il ginepro si presentava con una folta chioma, dove ogni spaziatura era assente. In un vaso rettangolare adatto a uno stile in cascata, il ginepro era posizionato con il tronco in orizzontale e con una inclinazione che non metteva in pieno risalto il bel movimento.
Eseguo la consueta pulizia della vegetazione e del tronco a gennaio del 2013. Appare subito evidente il potenziale di questo ginepro. Due vene si muovono sinuose lungo tutto il tronco disegnando curve e intrecci fino ad arrivare alla chioma fitta e vigorosa.
La prima cosa che faccio è cambiare l’inclinazione del bonsai definendo una nuova posizione che mette in evidenza il movimento del tronco e il gioco tra vene e legna secca.
La prima modellatura ha come scopo principale il posizionamento dei rami primari in modo da realizzare la struttura che ho in mente. Il risultato è un bonsai in stile semicascata con uno spiccato movimento verso sinistra.
Nel 2014 effettuo un primo rinvaso che mi permetta soprattutto di coltivare la pianta con la giusta collocazione. Il vaso è un tondo leggermente grande e certamente non definivo per colore e forma. Sostituisco la vecchia miscela di 100% akadama con un mix, più o meno in parti uguali, di pomice, akadama e kiriu.
A settembre 2015 procedo alla lavorazione successiva. Finora ho fatto crescere liberamente la vegetazione in modo da consolidare le pieghe principali e la struttura dei rami.
Man mano che si va avanti con le modellature si evitano nuovi movimenti sui rami principali e si fila la ramificazione via via sempre più fine. E’ proprio quello che realizzo nella seconda modellatura dove faccio anche una piccola correzione all’inclinazione. Il disegno della chioma diventa sempre più definitivo.
E arriviamo alla terza modellatura eseguita a febbraio del 2018. Il ginepro, per l’occasione, si presenta così:
In questa fase vengono definite con ancora maggior precisione i profili e la densità di ogni palco. Questo ci permette di gestire al meglio lo spazio vuoto. Quando si parla di spazio vuoto non facciamo solo riferimento alla creazioni di adeguate distanze tra i rami ma anche alla scelta dei particolari da evidenziare o da nascondere.
Uno spazio vuoto non è solo la risultante della spaziatura tra i palchi ma anche la creazioni di “finestre” atte a evidenziare i particolari del nostro bonsai (jin, shari, angoli, ecc) che altrimenti risulterebbero invisibili.
Per arrivare al risultato odierno dobbiamo ancora fare una cosa: il trapianto nel vaso definitivo. L’operazione avviene a marzo del 2018 in un contenitore di provenienza cinese (Yizing). La forma è simile a un fior di loto mentre il colore è un rosso con sfumature scure. Visto che la pianta è fortemente sbilanciata verso l’esterno ho preferito un contenitore svasato con bordo che assecondi il movimento verso l’esterno. Inoltre i piedini alti e sottili conferiscono eleganza alla composizione.
Con mia immensa soddisfazione a settembre 2018 il ginepro si presenta in modo da potersi ritenere conclusa la prima fase di ricostruzione iniziata 6 anni fa.
Alcuni scatti che evidenziano i particolari migliori.
Il ginepro in mostra:
Commenti recenti